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Cantastorie per Animali | Silvano, il cane che vuole essere un licaone.

licaoneSilvano è una cane che sin da piccolo ha sognato di essere un licaone, uno di quei canidi selvatici che pattugliano le savane africane con i loro gruppi famigliari. Silvano non ha mai smesso di credere in questo suo sogno, scegliendo di vivere ai margini dell’interazione con gli umani, con quelle loro forzature addestrocentriche e manie urbanocentriche.

Vita difficile voler essere un licaone, quando la società umana in cui vivi ti dice continuamente che devi integrarti, diventare un bravo cane dai comportamenti educati, destro nell’essere al servizio dell’umano. Ma Silvano ha sempre saputo fare una sana resistenza partigiana a questo regime totalitario di appiattimento esistenziale.

Ed un giorno accadde che, in una calda giornata di Luglio, in un canile-rifugio, Silvano incontrò uno strano umano che gli riconobbe il suo valore intrinseco di licaone, oltre alla sua fierezza cognitivo-licaonica, che gli umani fino ad allora leggevano cinofilicamente come evitamento.

“Strano davvero quest’umano”, pensò Silvano, “un po’ boscimano, un po’ licaone, un po’ samurai, tante immagini, tante stranezze, tante cose interessanti e che danno voce al mio licaone interiore”. Silvano con la sua licaonità che danza tra tempo, spazio e ritmo, intrigato dalla soggettività di quello strano umano che gli altri umani chiamavano Francesco, ed in lingua swahili Simba Mweupe.

Sciabole, lunghi guinzagli, pettorine, sciarpe, tutte sparse intorno, tutto parte di una grande ragnatela, di cui anche Silvano diventava parte, facendone vibrare egli stesso i fili. E poi Francesco, poi Silvano, poi gli altri cani, gli altri licaoni, gli altri umani, tutti osservatori e partecipi di quella insolita esperienza selvaggia.

Silvano e Francesco che iniziano la loro caccia neolitica, la loro ricerca di tracce tra il sole cocente della savana e l’ombra del bush africano. Sciabole aprono punti di luce e punti d’ombra, nasi che annusano passaggi, spine che diventano facilitatrici di esperienze. Ed in quella danza tribale Silvano riduce le distanze con Francesco, lasciando scorrere libera la sua curiosità e complicità verso l’umano, verso quell’umano non-umano, così zoomimetico, tantrico e tribale.

E danzando l’uno alla luce dell’altro, le opinioni emotive diventano domande cognitive in chi osserva. Domande al mondo, al contesto, osservando l’interazione tra un licaone ed un boscimano, tra Silvano e Simba Mweupe.

Questa storia vissuta e raccontata durante la giornata di formazione “Il Canile Cognitivo” al rifugio-canile Paquito in Piemonte, ci dice che i cani, come gli umani, hanno voglia di appartenere ad un sogno epico, qualcosa che possa dare un significato diverso all’esistere.

Silvano ha vissuto il suo sogno, ha danzato il suo sogno, ha goduto del suo sogno, diventando pieno titolare dei suoi sogni, del suo apprendimento, del suo fare domande al mondo, anche nella coesistenza con l’umano.

Qualità di vita e di esperienza per un cane, significa soprattutto questo.

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